Mattea Perrotta


Born 1990 Los Angeles, CA
Lives and works in Rome


Studio

mattea.perrotta2@gmail.com

Education

2011
BFA, University of California Berkeley, Berkeley, California
2027
MA, The European Graduate School, Saas-Fee, Switzerland

Residencies

2023
American Academy in Rome, Rome

2018
Porthmeor Studios Artist in Residence, St. Ives

2015
Al Maqam Artist in Residence, Marrakech

Solo Exhibitions 

2024
La Sfinge e l’invito, AnnaRumma, Napoli 
Material Fair, Et al., Mexico City

2023
In A Forgotten Tongue, Praz-Delavallade, Los Angeles

2022
Art Athina, Et. Al., Athens
L’Ultima Cena, Haverkampf Leistenschneider, Berlin
My Letter to Picasso, Et. al., San Francisco

2019
NADA, Et al., Miami
Last Supper, Et al., San Francisco

2018
Contemporary Istanbul, Lamb Arts, Istanbul
The Body is a Blessed Juicy Fruit, Lamb Arts, London

2017
The Psychology of Visual Pleasure, Lamb Arts, London
ARCO Opening Section, MAMA Gallery, Madrid

2015
Portrait of a Nude Woman, MAMA Gallery, Los Angeles

Group Exhibitions

2024
Ultimus Spectaculi, Praz-Delevallade, Paris

2022
Don’t Bring Me Flowers, Praz-Delavallade, Los Angeles 

2021
To Situations New, Lamb Arts, London
Traces, Galerie Haverkampft, Berlin

2020
ALAC, Et al., Los Angeles

2019
Artissima, Et al., Torino
Galeria Alegria, Madrid
0fr, Paris
Pretty Woman, Galerie DeRouillon, Paris
ALAC, the Landing, Los Angeles
Material Art Fair, Et. Al., Mexico City

2018
NADA, the Landing, Miami
Annex LA, Los Angeles
CO/LAB III, Torrance Art Museum, Los Angeles
Orange Is Brought Nearer To Humanity By Yellow, Lamb Arts, London
NADA, the Landing, New York
Zona Maco, Lamb Arts, Mexico City
Mattea Perrotta & Jonathan Ryan, the Landing, Los Angeles

2017
ARTBO, Lamb Arts, Bogotá

2016
ARTBO, MAMA Gallery, Bogotá
The Weeping Line, Alter Space, San Francisco

2015
To Hide To Show, MAMA Gallery, Los Angeles

Curatorial

2023
Piano, piano, Et. al, San Francisco

2020
Public Access: Artist Run TV, HVW8, Los Angeles

2018
Return of Polite Society, New York City
Soft Bodies, Werkartz, Los Angeles

Publications

2022
L’Utima Cena, part ii, PageMasters

2019
L’Ultima Cena, Dilettante Paper


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Mattea Perrotta (b. 1990, Los Angeles) lives and works in Rome, Italy. Her work has been exhibited in solo presentations at AnnaRumma in Napoli, Praz-Delavallade in Los Angeles, Et. al in San Francisco, Haverkampf Leistenschneider in Berlin, Lamb Arts in London, and MAMA Gallery in Los Angeles, Madrid and Mexico City. She has been invovled in group exhibitions in Torino, Istanbul, London, Lima, São Paolo, Mexico City, and Bogotá. She holds a BFA from UC Berkeley and has been an artist in residence at the American Academy in Rome, The Porthmeor Artists Residency Programme in St. Ives and Al Maqam Residence in Marrakech.


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La Sfinge e l’invito

Come presentare un’opera che trae origine dall’ossessione per il segreto ? Come non tradirne l’essenza in commenti o spiegazioni ? Un'opera visiva tradotta in parole rischia sempre di perdere la sua voce, la sua lingua, ma le opere di Mattea Perrotta hanno questo particolare di essere in sé, risposte o prolungamenti della parole scritte. La pittrice italo-americana è dotata di sinestesia. La sinestesia è una modalità di percepire il reale in cui ogni sensazione è colta assieme ad un’altra. Nella sua mente, le parole si tingono di colori e la lingua prende forma. Poi, sulla tela, gli strati della pittura velano e rivelano le tracce della sua ricerca di un linguaggio segreto quanto universale... Questo testo intende sottolineare la potenza dell’ambivalenza che attraversa l’arte di Perrotta, che può essere letta come una raccolta di indizi ; graffi, forme, segni, crateri, linee, bassifondi, difformità, volute, colori celano quanto indicano una profonda sensualità.

Innanzitutto, nell’opera dell’artista, è coinvolto il tempo. Dipingendo a strati, le immagini si sovrappongono in silenzio, una forma ne nasconde un’altra e un colore ne assorbe un altro - se né intravede la complessa sinestesia nella sua Mappa incompiuta della mente o nei Teneri insegnamenti. Sia l’atto di creazione che quello di guardare richiedono qui un’attenta lentezza. Calandosi su questo ritmo, s’intravede che ogni quadro è il denso insieme di sedimenti geologici o genealogici. La pittura ad olio prende tempo ad asciugarsi, tra un strato e l’altro, possono passare settimane o mesi, e da un strato all’altro, il gesto pittorico trasforma i sensi. Lentamente, la tela prende volume, richiama un tocco e il significato cambia gusto. Mattea Perrotta fa uso della pittura come la Sfinge occulta i sensi e invita a mettere a rischio qualcosa di sé. Traspare un invito al gioco, tra l’enigma e l’indovinello sorgono delle domande : come dire senza esplicitare ? come condividere ? L’ossessione linguistica che abita l’artista e la sua opera proviene da questo desiderio quasi infantile di condivisione ma anche dalla coscienza acuta che proprio all’interno di una lingua si possono parlare tante altre lingue. Stagione solitaria o Dipinto amoroso senza titolo giocano delle stesse embricature. La lingua è l’organo vitale della tavolozza dell’artista. Di fronte ad una sua opera ci si trova sulla soglia di uno spazio complesso e profondo. La lenta stratificazione, e per ciò, il lento apparire di senso, svela la densità e l’esigenza dell’astrazione.

Dopo anni passati ad esplorare la pittura figurativa nell’Ultima Cena o La mia lettera a Picasso, i quadri realizzati a Napoli, ritrovano le sonorità della lingua madre dell’artista : la pittura astratta. Come un movimento circolare, lì dove furono le radici familiari, riappaiono le forme dei primi anni della sua ricerca pittorica. Traspaiono anche il rosa carnale e i toni terrosi come le reminiscenze di tonalità passate - segni delle varie vite della pittrice in Italia, America, Messico, Francia, Inghilterra, Marocco... per citare solo i luoghi principali. E ormai, nella gamma dei suoi colori, ha infuso la storia del Rinascimento dei chiaroscuri di Gentileschi, l’antico senso del grandioso, l’oscurità della roccia vulcanica, la composizione del giallo di Napoli, qualche riflesso di mare argentato e la commedia dei contrasti. I cerchi, gli angoli tondi, gli spigoli, gli abissi, le vernici, le curve morbide o rigide come in Piegarsi dolcemente come scritture arabe fanno del contrasto una linea di fuga da inseguire : tentano di espandersi oltre i limiti della tela - ad astrarsi. Un moto come se il dipinto tentasse di oltrepassare se stesso, di espandersi in correnti vitali. Movimento particolarmente notevole nei dipinti Sono stata via troppo tempo, Pericolo d’amicizia o Morbido atterraggio. Le composizioni avvolgenti di Mattea Perrotta, lentamente, costruiscono l’intimità di un mondo nel quale l'enigma è un invito ad attraversare nuove soglie.

Anama Kotlarevsky per AnnaRumma, Napoli


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In a forgotten tongue

To speak does not mean to be heard or understood or believed. Each time a word leaves our lips, not yet audible but partially formed in the way our tongue moves/pushes it outward, our mouth becomes a threshold into vulnerability. There is risk in speaking as there is risk in not. It is impossible: language. The magic of the mundane that holds the power to both bring humanity together as well as divide it. To express then becomes an attempt of sublimation; an act of transformation from thought into word, akin to line into letter, color into shape, edge into limit, soft into hard, and abstract into figure. It is an ongoing translation in search for meaning or a proximity to it, an invisible work of movement, an attempt, in silence, in screams; to communicate oneself. As philosopher, literary critic, semiotician, psychoanalyst, feminist, and, most recently, novelist, Julia Kristeva writes: “Art, literature, painting, music: the imaginary. Such is the privileged utterance which restores to language as a system of communication the sublimatory dynamic that constitutes it and which continuously works through it, even in cases of the most severe inhibitions and devastating anxieties”

In A Forgotten Tongue is equally a presentation of Mattea Perrotta’s paintings as it is about hidden languages; as such the exhibition continues a common thread with her previous shows L’Ultima Cena (2018) and L’Ultima Cena II (2022) in which gestures, surfaces, and food became alternatives for words. Both of these exhibitions dealt with traditional renaissance narratives through an abstract lens and showed how language has been both maintained and lost. And while words were absorbed and carried by tables and tableaus in both cases, they are now taking shape.

Perrotta’s work teeters between abstraction and figuration and at times are held in baroque backgrounds of chiaroscuro cloud formations or by deep, endless black bases. Conscious dramatization, not to distract from but to emphasize the urgency––an underrecognized reasoning behind baroque art such as in Artemisia Gentileschi’s work––in Perrotta’s case of listening in order to make oneself clear amidst a sea of voices. Shapes in a soft palette, with cubist references, characteristic of Perrotta’s oeuvre, are pieced together into imagery of geometric fields that now and then take on human characteristics. Hard lines remain to distinguish each shape, each voice from the other. The contradiction of baroque and cubist perspectives–– an ongoing overlap of viewpoints versus all viewpoints visible at once––combined in single works to bring a surprising clarity to the omnipresent multitude that forms the fabric of life.

Abysses and clouds carrying color fields, forms always still forming, into portals; muscles running but not escaping, and through lines and context thoughts leak and seep through the oils, the veil behind which the artist speaks, in a language of lines and dialects of color. Perrotta’s work engages in art historical discourse and challenges its linearity connecting movements outside of their fixed chronology. Her abstraction opens a window into an unspoken past of secrets and mystery. In A Forgotten Tongue a lack of recognition is not a loss of meaning, it urges conversation with the imaginative, which––despite the nostalgic tone of the work––leads us into the future: to that which we can still dream up, beyond the threshold, partially formed. 

Lara Schrool for Praz Delavallade, Los Angeles


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Press

2023
Autre
Flaunt

2018
Cultured

2015
Flaunt